Brevi cenni di storia

Antichità

Le prime tracce materiali che attestano l’esistenza dell’uomo nello spazio carpato-danubiano risalgono a 2.000.000 di anni fa. Le testimonianze di appartenenza ad antiche culture preistoriche europee si ritrovano nell’arte del modellamento dell’argilla. Le tavolette di argilla di Tartaria (motivi pittografici incisi) testimoniano l’esistenza di una primitiva scrittura arcaica – la prima in Europa – intorno all’anno 5.300 a.C. Sono state scoperte nel 1961 in Transilvania. Se i simboli individuati sulle tre tavolette in argilla fossero di fatto una forma di scrittura, questa sarebbe di gran lunga anteriore alla più antica scrittura sumera o egizia, divenendo di fatto la più antica conosciuta al mondo. Tale affermazione è tuttavia ancora controversa.

Le altre tracce antiche rinvenute sul territorio odierno romeno appartengono alla cultura eneolitica Cucuteni (dal nome degli scavi che si trovano vicino Iasi). La cultura di Cucuteni-Tripillia o cultura di Tripol’e è una cultura archeologica neolitico che fiorì fra il 5500 a.C. e 2750 a.C. circa nella regione del Dnestr, cioè dell’attuale Romania, Repubblica Moldova e Ucraina (in particolare in Podolia). I Tripiliani costruirono le più grandi città in Europa, ognuna di esse con 10.000 o 15.000 persone. Gli insediamenti sarebbero stati bruciati ogni 60-80 anni quando la cultura veniva a spostarsi altrove.

Il territorio della Romania era abitato nel II millennio a.C. da alcune tribù indo-europee, conosciute sotto il nome di Traci. I Geti e i Daci erano lo stesso popolo, appartenente alla famiglia dei Traci. L’estensione maggiore del territorio geto-dacico si registra durante l’epoca del primo re geto-dacico Burebista (82-44 a.C.). Dopo la morte di Burebista, lo Stato geto-dacico si disintegrò prima in quattro e poi in cinque parti. L’unità dello Stato divenne nuovamente possibile all’epoca del re Decebal (87-106 d.C.). Il nuovo regno aveva la sua capitale a Sarmizegetusa Regia. Il suo regno aveva dimensioni minori rispetto a quello di Burebista, ma per contro l’organizzazione come stato, era migliore. Il regno rappresentò il periodo di apogeo della civilizzazione geto-dacica, durante la seconda perioda dell’età del ferro. A causa dell’aggravarsi della minaccia romana, Decebal deve fronteggiare due campagne militari contro i Romani condotti dall’imperatore Traiano, negli anni 101-102 e 105-106 d.C. In seguito la Dacia fu conquistata per una piccola parte e trasformata in provincia romana. L’estensione dell’occupazione fu condizionata dalla presenza dei ricchi giacimenti minerari (oro, argento, sale) della Dacia. L’oro e l’argento erano particolarmente abbondanti e furono trovati ed esportati in grandi quantità dai Carpazi Occidentali. I romani colonizzarono la provincia, iniziando un periodo d’intensa romanizzazione, quando il latino volgare si trasformò in proto-romeno. Nel III secolo si diffondono le prime comunità cristiane. A causa degli attacchi delle popolazioni migratorie, nel 274 l’imperatore Aureliano decise di abbandonare la Dacia; solo la Dobrogea continuò a far parte del mondo romano e dell’Impero romano-orientale fino ai primi decenni del VII secolo. 

Successivamente, la regione ha accolto popoli diversi, alcuni dei quali hanno contribuito alla formazione dell’attuale composizione etnico-antropologica del paese carpato-danubiano. Così, il territorio e la sua popolazione dovettero fronteggiare gli attacchi dei Goti nei secoli III e IV, poi degli Unni nel IV secolo, dei Gepidi nel V, degli Avari nel VI, dei Proto-bulgari nel VII, dei magiari nel IX, dei peceneghi, di ceppo turco, dei cumani, degli oghuz e degli alani, di etnica iranica, dal X al XII secolo e dei tartari nel XIII secolo. 

Medio evo – feudalismo 

I primi stati a sud dei Carpazi sono attestati nel XIII secolo. In seguito, nel contesto della cristallizzazione dei rapporti feudali, a seguito della creazione di condizioni interne ed esterne favorevoli (indebolimento della pressione ungherese e diminuzione del dominio tartaro) furono stabiliti gli stati feudali indipendenti, a sud dei Carpazi, la Valacchia (1310), sotto Basarab I e ad est dei Carpazi,  la Moldavia (1359), sotto Bogdan I. Fino a questa date i territori romeni avevo stato di vassallo rispetto alla corono ungherese. 

Tra i principi regnanti chiamati anche voivoda, che hanno svolto un ruolo più importante, possiamo citare: Alexandru cel Bun, Ștefan cel Mare, Petru Rareș e Dimitrie Cantemir in Moldova, Mircea cel Bătrân, Vlad Țepeș, Mihai Viteazul e Constantin Brâncoveanu in Valacchia e Iancu de Hunedoara in Transilvania. Alla fine del XV secolo, i due piccoli stati, Valacchia e Moldavia, entrarono gradualmente nella sfera d’influenza dell’Impero Ottomano.

La Valacchia e la Moldavia diventano stati vassalli dell’Impero Ottomano nel 1476 e la seconda nel 1538 ma erano autonomi per quanto riguarda la politica interna, l’amministrazione e la religione. 

La Transilvania, parte del Regno d’Ungheria durante il Medioevo, divenne un principato indipendente, vassallo dell’Impero Ottomano nel 1526. Alla fine del XVI secolo Michele il Coraggioso regnò per un brevissimo periodo su buona parte del territorio dell’odierna Romania.

Nel XVIII secolo la Moldavia e la Valacchia continuarono a mantenere la loro autonomia interna, ma dal 1711 in Moldavia e dal 1716 in Valacchia iniziò il periodo dei sovrani “fanarioti”, nominati direttamente dalla Sublime Porta Ottomana, tra le famiglie nobili di etnia greca che abitavano nel quartiere Fanar di Costantinopoli. Con la conclusione del patto dualistico nel 1867, la Transilvania perse gradualmente la sua autonomia politica, essendo politicamente e amministrativamente incorporata all’Ungheria. Questo è stato un periodo molto duro per la popolazione perché il territorio è stato per molti anni teatro delle guerre tra gli Imperi austro-ungarico, zarista e ottomano. 

Epoca moderna

Il moderno stato romeno fu creato unendo i principati di Moldavia e Muntenia (o Valacchia), accettato come struttura federale alla Convenzione di Parigi del 1858, dalle Grandi Potenze Centrali, sotto il controllo del Sultano e in seguito cementato dopo l’elezione simultanea di Alexandru Ioan Cuza in entrambi gli stati. Le Grandi Potenze riconoscono l’Unione dei Principati Uniti solo nel 1862. Dopo aver attuato numerose riforme che gettarono le basi per la modernizzazione dello Stato, Alexandru Ioan Cuza fu costretto nel 1866, da un’ampia coalizione dei partiti dell’epoca, nota anche come “Coalizione Mostruosa”, ad abdicare e ad abbandonare il Paese. L’unione fu in pericolo per un certo periodo, ma i politici dell’epoca riuscirono a portare sul trono Carol di Hohenzollern-Sigmaringen, che accettò la Costituzione e prestò giuramento il 10 maggio 1866. 11 anni dopo, il 10 maggio 1877, la Romania proclamò la sua indipendenza, che ottenne sul campo di battaglia contro l’Impero Ottomano, e nel 1881, sempre il 10 maggio, Carlo fu incoronato come primo re di Romania. 

Nel 1913 la Romania entrò nella seconda guerra balcanica (tra la Bulgaria, Serbia e Grecia) contro la Bulgaria, occupando un territorio a sud di Dobrogea chiamato “Quadrilatero”. Il re Carol I morì nel 1914 e ​​gli succedette al trono suo nipote, Ferdinando I. 

l 27 agosto 1916, dopo due anni di neutralità, la Romania entrò nella prima guerra mondiale dalla parte della Triplice Intesa. Sebbene le forze romene non se la passassero bene dal punto di vista militare, alla fine della guerra, l’Impero austro-ungarico e l’Impero zarista si disintegrarono. L’Assemblea nazionale in Transilvania, il Consiglio nazionale della Bessarabia (zona tra i fiumi Prut e Dnistr) e la Bucovina proclamarono la loro unione con la Romania,  e il re Ferdinando I e la regina Maria furono incoronati sovrani di tutti i romeni ad Alba Iulia il 15 ottobre 1922.  Il Trattato di Versailles riconosceva tutte le dichiarazioni unioniste in conformità con il diritto all’autodeterminazione stabilito dalla Dichiarazione in 14 punti del Presidente degli Stati Uniti, Thomas Woodrow Wilson.

Il Re Ferdinand muore nel 1927 e doveva avere come successore il suo primo genito, Carlo II (n.1893 a Sinaia –m.1953 a Estoril) se questo non avesse rinunciato al trono nel 1925 quando aveva deciso di vivere in Francia, con la sua amante, Elena Lupescu, abbandonando la moglie, Elena di Grecia e suo figlio Michele (n.1921 a Sinaia – m. 2017 a Aubonne/Svizzera). Non era la prima volta quando Carol II rinunciava al trono. Nel 1918 in piena guerra, Carol disertò e fuggì a Odessa dove sposò Zizi Lambrino. Il matrimonio fu annullato e dopo un lungo viaggio intorno al mondo, Carol sposò Elena nel 1921. Michele divenne re a soli 6 anni, fino nel 1930 quando il padre ritorna e usurpa il trono al figlio. Mina gradualmente il sistema democratico e nel 1938 assume poteri dittatoriali. Sebbene filo-occidentale (soprattutto anglofila), Carol ha cercato di placare le forze estremiste centrifughe nominando governi nazionalisti che adottassero misure antisemite. Di fronte al caotico ritiro dalla Bessarabia, alle concessioni territoriali, all’insoddisfazione dell’opinione pubblica e alle proteste dei leader politici, il re Carol II sospese la Costituzione romena nel 1938 e nominò primo ministro il generale Ion Antonescu.

A seguito del patto Ribbentrop-Molotov del 1939, la Romania accettò nel giugno 1940 la perdita della Bessarabia, della Bucovina settentrionale in favore dell’ URSS. Tra il 4 luglio e il 4 settembre 1940, accettando l’arbitrato di Hitler sulla Transilvania, la Romania cedette un vasto territorio del nord della Transilvania, compresa la città di Cluj all’Ungheria con importanti risorse naturali, comprese le miniere d’oro. 

In 1940 Carol II fu obbligato ad abdicare in favore di suo figlio Michele che aveva stavolta 19 anni. Nel 1940 Carol II lasciò la Romania con un treno carico di ricchezze diretto in Portogallo. 

Nel 1941, la Romania entrò nella seconda guerra mondiale, come alleato della Germania, dichiarando guerra all’Unione Sovietica. Tra il 1941 e il 1944, il maresciallo Ion Antonescu guidò il paese come dittatore militare.

Il 23 agosto 1944, il re Michele, con il sostegno dei partiti di opposizione e dei rappresentanti dell’esercito, pose fine alla dittatura di Antonescu e si schierò con l’esercito romeno dalla parte degli Alleati, senza firmare un accordo preventivo con loro. 

Dopo questa data, la Romania ha combattuto nelle battaglie contro i tedeschi in Transilvania, Ungheria, Austria e Cecoslovacchia, essendo al 4° posto come numero di forze armate impegnate in combattimento, contributo concreto dato agli Alleati, contribuendo alla vittoria contro gli stati dell’Asse. Alla fine della guerra, il re Michele I fu decorato dal Presidente degli Stati Uniti – Harry S. Truman – con la “Legione al merito nel più alto grado” e da Joseph V. Stalin con l’ordine sovietico “Vittoria con diamanti”, riconoscendo così il merito speciale del suo contributo personale alla vittoria degli Alleati. Alla fine della seconda guerra mondiale, la Transilvania settentrionale tornò alla Romania, ma la Bucovina settentrionale, la Bessarabia, il territorio di Herta, furono ceduti all’URSS e la Dobrogea meridionale (il Quadrilatero) alla Bulgaria. Parte di questi territori, formarono più tardi la Repubblica Moldova, stato che divenne indipendente nel 1991 e l’Ucraina. 

Potete leggere più dettagli sulla famiglia reale qui: Curtea de Argeș e qui Sinaia

Epoca comunista 

Il 30 dicembre 1947 fu proclamata la Repubblica Popolare Romena, RPR, dopodiché, nel contesto dell’occupazione della Romania da parte dell’esercito sovietico, il re Michele I fu costretto ad abdicare, stabilendosi in Svizzera, a Versoix.

A Gheorghe Gheoghiu-Dej segue nel 1965, Nicolae Ceausescu (n.1918 – m.1989) come Segretario Generale del Partito dei Lavoratori Romeno, più tardi PCR,  per diventare nel 1974, anche il Presidente della Repubblica Socialista Romania. La politica di Nicolae Ceausescu è diventata sempre più autoritaria negli anni ’80. 

Dopo la seconda guerra mondiale, la Romania ha conosciuto un forte sviluppo economico, industriale e agricolo, vengono costruite fabbriche e quartieri nuovi per gli operari impegnati nei grandi cantieri urbani ma anche nel campo energetico: dighe, il canale Danubio-Mar Nero, stradale e trasportistico (metropolitana di Bucarest). Gli aspetti negativi sono i trattamenti carcerari subiti dagli oppositori del regime.  

Per approfondimenti leggete la descrizione delle grandi città qui.

Nel 1989 le restrizioni imposte da Ceausescu al popolo romeno per poter pagare i debiti con la Banca mondiale hanno portato ad una rivolta degli abitanti di Bucarest a dicembre del 1989 che si concluse con l’uccisione del presidente a valle di un processo intentato su delle accuse che ulteriormente si è scoperto che erano in parte esagerate e in parte false.  Neanche oggi si conosce tutta la verità sulla la rivolta di Timisoara, poco prima di quella di Bucarest e di quest’ultima. E’ stato l’unico presidente comunista che ha perso la vita con la caduta del muro. 

Adesso

La situazione economica attuale in Romania è considerata da alcuni fiorente considerando le decine di fabbriche straniere attive sul territorio romeno ma la forza de lavoro romena si è trovata in difficoltà al momento della chiusura delle grandi fabbriche comuniste e dei cantieri edili  e purtroppo non è tutta impiegata nei nuovi posti di lavoro. Di conseguenza miglia di persone sono migrate all’estero.  La Diaspora romena conta quasi 6 milioni di persone.  La popolazione che parla la lingua romena fuori dai confini conta più di 10 milioni di persone.