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Barsana

+ L’antica chiesa Barsana

La piccola chiesa dedicata all’Ingresso nella Madre di Dio al Tempio (secondo il rito bizantino) del 1711 si trova a Barsana, sulla collina chiamata Jbar. Secondo il rito cattolico, la festa si chiama invece “La presentazione della Beata Vergine Maria” è fu rappresentata da Giotto nella Cappella degli Scrovegni. La chiesa è stata inclusa nella lista del patrimonio culturale mondiale dell’UNESCO insieme ad altre sette chiese nella contea di Maramures nel dicembre 1999. 

Tra il 1735-1740 fu sede del Vescovado ortodosso di Maramures. Nel 1791, durante l’occupazione asburgica, il monastero fu chiuso e i monaci allontanati, trovarono rifugio nel monastero Neamt, in Moldavia. La chiesa fu mutata nel 1806 dai fedeli ortodossi nel centro del villaggio.

L’antica chiesa del vecchio monastero di Barsana, è un esempio tipico di architettura del Maramures, non deve essere confusa con la nuova chiesa in legno nell’attuale complesso monastico “Monastero di Barsana” che si trova a pochi chilometri di distanza, nello stesso villaggio. L’antica chiesa si trovava tra il 1739-1795, laddove dal 1993, fu costruito il complesso monastico, dove si fermano oggi tutti i turisti. 

Di piccole dimensioni, con una pianta rettangolare e un’abside dell’altare pentagonale presenta una torre campanaria sopra il nartece, con il tetto appuntito e a doppia falda. 

La chiesa ha una storia travagliata e movimentata. Fu costruita nel 1711 nel luogo chiamato “i capelli del Monaco” dal nobile pope Ioan Stefanca, insieme ai suoi figli e agli altri abitanti del villaggio, per ringraziare Dio per la protezione durante la “grande peste” dell’anno precedente. La chiesa fu spostata nella Valle d’Iza intorno al 1739 sul sito di un cimitero apparso dopo la battaglia con i tartari nel 1717. La chiesa fu spostata una seconda volta quando fu portata nel villaggio intorno al 1795 nel cimitero delle vittime della “peste piccola” del 1742.

La chiesa fu dipinta nel 1806 da due pittori locali, i disegni essendo influenzati dall’arte barocca. 

I dipinti erano realizzati su legno, parzialmente livellato con pezzi tessili, fissati alle pareti e ricoperti da uno strato di calce preparata, secondo la tecnica dell’epoca. Successivamente è stato aggiunto un portico a due livelli a ovest e le finestre sono state allargate. Nel 1929 furono tagliate le finestre tra la navata e il nartece. 

La chiesa è costruita con travi assemblate in un sistema “blockbau”: il primo sistema costruttivo realizzato in legno adottato per una costruzione massiccia che prevede l’utilizzo di veri e propri tronchi sovrapposti orizzontalmente tra loro, incastrati tramite intagli effettuati nel legno. All’interno si nota la volta di sezione poligonale, su mensole, a differenza delle volte semicilindriche che normalmente s’incontrano.

La pittura ha un programma iconografico dominato, nella navata, da scene della Genesi, e nel nartece dal Giudizio Universale, nonché dal discorso moralizzante evidenziato dal parallelismo tra le scene dell’Antico Testamento e la Passione di Gesù. Il pittore Toader Hodor introduce nella pittura murale di Maramures motivi decorativi d’ispirazione barocca e rococò e un modo di rappresentazione pittorico e dinamico, estraneo alla tradizione postbizantina. Nella sua creazione, il dipinto di Barsana rappresenta l’insieme decorativo più coerente, che comprende pittura murale, iconostasi e mobilio. L’interno della chiesa dà l’impressione di uno spazio plastico unico rispetto alla tradizione post-bizantina, dominante fino alla fine del XVIII secolo.

La pittura della volta della navata comprende diverse scene di complesso significato, che alludono al Giudizio Universale. A nord è rappresentato il Concilio degli Arcangeli, al centro con l’Arcangelo Michele, che tiene tra le mani la spada e la bilancia, come nel giorno del Giudizio Universale. La scena centrale della volta è l’Ascensione di Sant’Elia, nel suo carro trainato da cavalli alati. In basso, a sinistra, Elia siede sulla cima della montagna, chiamando il fuoco dal cielo sopra i cinquanta militari e il loro capitano.

La volta dell’altare raffigura l’Incoronazione della Vergine, tema di glorificazione della Madre di Dio, di origine occidentale, dipinta sull’altare secondo il dogma dell’incarnazione.

La teoria dei santi gerarchi completa il programma dell’altare, compresi i registri inferiori. I santi patriarchi indossano una mitra e un pastorale.  Altre immagini simboleggiano l’Eucaristia (Gesù-la vite e la visione di San Pietro d’Alessandria) o la comunione (Comunione di Santa Onofrio).

Della pittura del nartece si conserva solo un piccolo frammento sulla parete meridionale, raffigurante I Giusti, che facevano parte del Giudizio Universale.

Il tempio della chiesa di Barsana presenta uno speciale programma iconografico. Dal basso verso l’alto, nel primo registro c’è la domenica di Tutti i Santi, con Gesù al centro che benedice con entrambe le mani. Nel successivo, Gesù è sul trono come sommo sacerdote e tiene aperto il Vangelo, accompagnato dagli apostoli e da dodici profeti. Il registro superiore è dedicato alla Madre di Dio che compare, con il bambino in braccio, incoronato e con uno scettro in mano, tra i profeti che l’hanno predetta. Nell’ultimo registro è rappresentata la Crocifissione assistita, ai lati della croce, dalla Madre di Dio e dall’Apostolo Giovanni. 

Il dipinto della navata è caratterizzato dalla rappresentazione parallela della “Genesi”, in 20 episodi molto dettagliati e dal ciclo della “Passione”, in 18 episodi.

I principali elementi del mobilio della chiesa sono integrati in una visione artistica unitaria, con elementi di morfologia barocca. Le porte reali sono costruite a traforo, sul supporto di linee serpentine, su cui sono avvolte le foglie, e le porte del diacono sono tagliate a forma delle sagome degli arcangeli Michele e Gabriele.

Le icone reali sono racchiuse in cornici, rifinite in alto da archi barocchi fiancheggiati da colonne su cui sono avvolti i grappoli di vite.

+ Il nuovo complesso monastico di Barsana

Il monastero Barsana fu costruito nel 1994 all’estremità est del villaggio, su una collina. Si raggiunge percorrendo a piedi un viale alberato passando sotto un portale ligneo tipico del Maramures e la torre campanaria. L’incinta ospita la chiesa alta 57m, la casa della Madre Superiore (amministrazione) – Staretia, la cappella costruita su più livelli, un altare estivo (1996-1997), una acquasantiera – aghiasmatar, la casa del principe – Casa Voievodala e la Casa degli artisti (1999) e la Casa degli artigiani. Dietro la Staretie, sul lato della strada si trovano le celle, le botteghe, l’arcondarico (casa degli ospiti), la sala da pranzo e vari annessi domestici, e nella parte sud-orientale del monastero, nelle immediate vicinanze della Torre – il campanile (1998-1999), si trova il Museo delle Icone e libri antichi, di recente costruzione (2005). Il museo, nelle immediate vicinanze della Torre campanarie, nella parte sud-est del monastero, possiede libi antichi del XVI secolo fino nel XIX secolo, una collezione etnografico ai piani superiori e icone antiche.

Tutte le costruzioni sono circondate da prati fioriti e ben curati. Qui vivono la madre superiora, un archimandrita – padre confessore che dice le messe e altre 9 monache.

Il 30 giugno viene officiato il santo patrono del monastero: “Il Consiglio dei Santi 12 Apostoli”, i protettori del monastero essendo i 12 apostoli.