Dimora Golescu
Costruito nel 1640 da Visa e dal suo marito, Stroe Leurdeanu, il palazzo è stato per secoli la residenza di famiglia e il luogo che ha dato identità alla nobile famiglia dei boiardi e nello stesso tempo il potere di resistere al tumulto della storia. L’architettura è pre-brancoveanu, il principe regnante romeno che ha unito gli elementi dello stile romeno con quelli orientali e veneziani. Fu dichiarato museo nel 1939 per decreto reale da Carol I di Hohenzollern e Sigmaringen. E’ l’unica costruzione di edilizia residenziale laica e fortificata, romena.
Si estende su 14 ettari e comprende due sezioni: la residenza dei nobili Golescu e Racovita e il museo all’aperto che rappresenta la sintesi di un villaggio romeno del XIX secolo, con circa 200 fattorie e 60.000 oggetti e utensili da lavoro, comprati oppure donati. Come tutti i villaggi ha una chiesa, una scuola, la sede del comune.
Nel 1966 diventa il museo nazionale della viticoltura e della pomicultura, il primo museo di questo genere in Romania. E’ un museo vivente perché ci sono anche degli animali e presentazioni dei mestieri presenti in un villaggio.
La residenza aristocratica di Golesti unisce il monumentale con l’eleganza, la tradizione architettonica romena con gli elementi d’influenza orientale e con le caratteristiche dell’architettura occidentale. La casa ha un’ampia cantina, con archi e mura massicce, sulla quale è stato costruito il pianterreno abitabile. Il pavimento, realizzato con una struttura in legno chiaro, è accessibile tramite l’elegante scala in rovere, che parte dal salone centrale della casa. Spesso durante le feste signore e signori in abiti lussuosi ed eleganti sono saliti nella sala da ballo al piano di sopra.
La mostra interna ricostruisce l’ambiente familiare dei boiardi/nobili Golescu dalla fine del XVIII all’inizio del XX secolo. Dal salone principale si accede a tutte le stanze, dove è stato ricostituito l’universo di questa famiglia:
- il soggiorno dove la signora Golescu riceveva e intratteneva gli ospiti, parenti o amici;
- l’ufficio dei fratelli Stefan, Nicolae, Radu e Alexandru Golescu dove fu preparata la Rivoluzione del 1848;
- la camera di Zinca Golescu – arredata in modo semplice ed elegante – dove fu ospitato il futuro Re Carol I, al suo arrivo in Romania nel 1866 e dove fu firmato il primo documento dal sovrano romeno;
- la stanza in cui viveva la famiglia del dottor Carol Davila, il fondatore della scuola di medicina e farmacia romena. Carol Davila, medico nato a Parma di origine francese aveva sposato in seconde nozze Ana Racovita, la nipote di Dinicu Golescu (scrittore e letterato). Qui nasce nel 1862, Alexandru Davila che scrisse Vlaicu-Voda, un dramma storico;
- la stanza orientale che rievoca l’atmosfera dei tempi dei principi regnanti fanarioti (greci provenienti dal quartiere Fanar di Istanbul), del periodo 1714-1821, con l’aroma del caffè e l’odore del tabacco;
- la sala d’inverno, dove il clan Golescu si riuniva intorno al tavolo delle feste. Oggi qui sono esposti due pezzi eccezionali: il trono dei Re di Romania e l’ufficio di Re Carol I.
I legami della famiglia con la Casa Reale di Romania non si sono limitati solo a ricevere il principe Carol I, la sera del 9 maggio 1866, al suo arrivo in Romania.
I membri della famiglia furono combattenti nella rivoluzione del 1848, sostenitori dell’Unione della Moldavia con la Muntenia del 1859 e hanno sostenuto il Re Carol I nel tentativo di modernizzare lo stato romeno. Quante gioie, dolori, tragedie e ricordi sono racchiusi tra le mura di questa casa, quante grandi idee sono state pronunciate qui, ma anche quanti misteri e trame rimarranno nascosti per sempre nella vecchia dimora di una delle più vivaci famiglie di boiardi, creatori della nazione. Se le mura della villa di campagna potessero parlare e raccontare quante cose hanno visto e sentito durante i tumultuosi secoli di storia romena passati per la corte dei Golescu, quanti segreti si potrebbero scoprire, quante gioie e dolori si potrebbero rivivere! Che atmosfera piena di commozione e tensione pronta a esplodere, deve aver avvolto la corte di Golesti nella primavera del 1821, anno della rivoluzione per indipendenza dall’oppressione ottomana. Tra il 18 e il 21 maggio Tudor Vladimirescu e il suo esercito di militari chiamati “panduri”, cioè un esercito di contadini si accamparono a Golesti. Tudor Vladimirescu è stato arrestato dagli eteristi (rivoltosi) greci, guidati da Iordache l’Olimpo nel proprio nel padiglione di guardia che oggi rappresenta l’ingresso principale del museo. La rivoluzione del 1821 rappresenta l’inizio dell’era moderna in Romania. Nella stanza del padiglione ci sono armi turche della rivoluzione e una copia dello stendardo dei Panduri, portata da loro con gloria durante la rivolta. Quello che viene chiamato il padiglione di guardia/Foisorul de paza, è in realtà una torre per gli avvistamenti.
All’inizio del XIX secolo qui cominciò a funzionare una scuola per i bambini del villaggio. Qui ha insegnato uno dei più grandi letterati romeni, Ion Heliade Radulescu. Si tenevano lezioni di storia e geografia delle regioni romene e dei paesi più importanti, di mitologia, di religione ma anche di poesia e algebra. Nel museo ci sono le cassettine con la sabbia, le tavolette di ardesia, i banchi, manuali e libri antichi. Non manca “Babbo Nicola”, cioè la bacchetta punitiva e la campanella per le ricreazioni. Era la prima scuola ginnasiale in lingua romena di tipo rurale, dove veniva utilizzato il metodo Lancaster, cioè gli allievi più grandi e più bravi insegnavano a quelli più piccoli.
Vicino alla Torre di avvistamento c’è una costruzione chiamata Bolnita, il precursore dell’ospedale per poveri, dove erano curati i malati e gli anziani del villaggio. Per non subire delle mancanze, la Bolnita ricevette in dono gli introiti provenienti da tre mulini e da un ponte sul fiume Arges, che per attraversare, si doveva pagare.
La dimora fu attaccata nel 1655 dai rivoltosi militari mercenari, i Seimeni, del principe regnante Constantin Serban, distrutta nel 1716, da un incendio durante l’attacco di un esercito turco-tartaro del principe Mavrocordat e ricostruita da Radu Golescu (1746-1818) che la fece ingrandire e consolidare le difese. Furono costruiti degli edifici sul lato meridionale per gli ospiti, amici ma anche viaggiatori. Ora qui funziona la sezione di storia del museo, con descrizioni dei personaggi di spicco, della famiglia Golescu. Sul lato occidentale furono costruiti gli edifici per i domestici, per la cucina e il granaio per il fieno. Ora qui funziona la sezione delle esposizioni temporanee. Dell’antico bagno turco del 1800 con due stanze: calidarium e frigidarium, si è conservata solo una stanza e il camino. Nei quattro angoli della fortificazione ci sono quattro torri di guardia.
La proprietà ha anche un parco con alberi da frutto e un laghetto.
La sezione all’aperto del museo Golesti è una sintesi della civiltà romena tradizionale. Qui si può scoprire lo stile di vita e le occupazioni dei contadini romeni da tempi antichi, si possono conoscere le tradizioni e le credenze. Su una superficie di dieci ettari, dal 1966 sono state ricomposte oltre 200 fattorie delle principali aree viticole e frutticole della Romania.
Le case tradizionali romene erano, in generale, costruite con legname duro (quercia, rovere, acacia) e talvolta avevano le fondamenta in pietra. I muri delle case sono costruiti con travi di quercia / acacia e intonacati con terra mista a paglia e peli di animali, su entrambi i lati o solo all’interno, secondo le tradizioni regionali. Le costruzioni contadine sono di piccole e medie dimensioni (massimo 50 mq), con due o tre stanze, una delle quali era la cucina. Di solito l’intonaco era dipinto di bianco oppure di blu, per allontanare le zanzare.
All’interno della casa ma anche negli annessi, tutti gli oggetti e gli utensili per uso quotidiano oppure per lavorare la terra, nelle foreste oppure per pescare, sono stati acquistati nella zona di provenienza della fattoria.
Il contadino romeno copriva la sua casa con tegole in legno/scandole, paglia o canne. Il museo all’aperto di Golesti è un luogo unico, dove tradizioni, mestieri e antiche credenze incontrano le generazioni giovani. Nel museo sono presenti e rappresentate tutte le aree etnografiche della Romania e può essere considerato una “piccola Grande Romania”. Nella parte nord del museo ci sono delle case provenienti dal nord, e nel sud quelle delle zone meridionali del
Muntenia