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Salina Cacica

Regione

Bucovina

Miniera di sale Cacica
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Miniera di sale Cacica

Secondo le ricerche archeologiche effettuate nel 1952, nel 1968 a Solca e nel 1989 a Cacica, sia l’utilizzo di sorgenti di acqua salata allo stato naturale sia la produzione di sale ricristallizzato mediante ebollizione, hanno un’antichità millenaria. In conformità a questo materiale archeologico, è stato attestato uno dei più antichi sfruttamenti del sale salino ricristallizzato in Europa, risalente al V millennio a.C., il periodo della cultura Cris dal primo Neolitico.

Durante il Medioevo, fino alla fine del XVIII secolo, non si tentò di industrializzare queste riserve di sale nel desiderio di non abbassare il prezzo di monopolio del sale, che portava entrate al tesoro dei principi moldavi e per paura di suscitare l’avidità dei Turchi (“Descriptio Moldaviae” di Dimitrie Cantemir).

Nel 1775, quando la Bucovina passò sotto l’amministrazione dell’Impero Austro-Ungarico, la Corte Imperiale di Vienna, decise di prendere misure per fornire il sale alimentare agli abitanti della nuova provincia.

Verso la fine del 1783, una commissione esaminò tutte le sorgenti di sale de la Bucovina. Analizzando la loro posizione geografica, le distanze dagli insediamenti umani, la loro salinità, ecc., è stata indicata la possibilità che perforando pozzi e gallerie superficiali per scoprire un deposito di salgemma nei pressi dell’abitato di Solca.

Un anno dopo, la prima prospezione fu effettuata a Slatina Dealul, vicino a Solca, dove furono installate due caldaie evaporative, e nell’estate del 1785 fu costruita una caldaia evaporativa alla sorgente di Partesti.

L’estrazione del salgemma è stata effettuata inizialmente per la vendita del sale a palline.

Successivamente vennero realizzate ampie vasche in legno interrate e avvenne lo scioglimento del sale scavato a livello III. Allo stesso tempo, la dissoluzione statica è stata eseguita in bacini salini situati tra i livelli I e III. Dal 1956, il sale fu sfruttato attraverso pozzi posti nel sottosuolo, con il metodo della dissoluzione cinetica a piccoli gradini (con risalita continue). La produzione sotterranea fu inizialmente trasportata con mantici di bufala per il salgemma e con mantici di cervo per la salamoia proveniente dalle infiltrazioni, tirati in superficie con il “crivac” (installazione rudimentale utilizzata per il sollevamento delle rocce di sale in superficie). Successivamente è stato predisposto il pozzo di estrazione con una pompa a vapore e l’impianto di estrazione con gabbie per il trasporto con vagoni sale in gemme e pompe interrate per il trasporto della salamoia.

Le gallerie sono scavate a mano, a profilo rettangolare, non appoggiate e disarmate, con una larghezza minima di circa 1 m. Sono presenti infiltrazioni dalla falda e dal processo produttivo che vengono drenate su canali di raccolta laterali. Il giacimento è stato attaccato con tre  pozzi verticali: il pozzo di estrazione principale, il pozzo di aerazione e il pozzo di alimentazione idrica dei bacini. Dal pozzo di estrazione sono stati aperti tre livelli chiamati orizzonti:

Orizzonte I: è a una profondità di 35 m. 

Orizzonte II: situato a una profondità di 55 m. Tra gli orizzonti I e III furono posti i bacini di dissoluzione conici, noti con il nome tedesco di Sinkwerksbetrieb, aperti dalle gallerie principali, in due gallerie perpendicolari, quella superiore lunga 110 m e quella inferiore di 130 m. Le due gallerie sono state unite a distanza di 100 m dalla galleria principale con un pozzo verticale di sezione quadrata di 4 x 4 m. La base del pozzo era unita al primo orizzonte da un piano inclinato con gradini che fungevano da accesso al bacino. Per separare le impurità dalla salamoia è stato realizzato dal legno, nella parte inferiore, un filtro “sorb” alto 5 m. Per il completamento dei lavori, il pozzo è stato riempito d’acqua per più di 10 m. L’approvvigionamento idrico avveniva dalla parte superiore tramite un tubo e la presa della salamoia tramite un tubo posto nella parte inferiore. Per la tenuta del fondo del bacino, si realizzava con un tappo di argilla. La salamoia risultante si faceva bollire in una batteria di evaporazione composta da 2 caldaie realizzate con lamiere di acciaio rivettate, ciascuna con una superficie di evaporazione di 60 mq, una profondità di 30 cm e una produzione di 11.000 kg sale / 24 h.  Dal 1956, il sale viene sfruttato attraverso pozzi interrati, con il metodo della dissoluzione cinetica a piccoli gradini e sollevamenti continui. 

Orizzonte III: è a una profondità di 70 m.

Nel 2003, attraverso un programma di “Chiusura e rinverdimento della miniera di Cacica”, approvato e sovvenzionato dal governo romeno, la vecchia piattaforma per la preparazione del sale ricristallizzato del sito minerario è stata demolita, pulita e rinverdita.

La visita alla miniera si fa sin dalla metà del XIX secolo, su un breve percorso che si è conservato fino ad oggi e comprende: il micromuseo dell’edificio del pozzo di estrazione, la cappella ecumenica situata a 26 m di profondità, la galleria dei nani, il lago salato, la sala da ballo e il museo delle attrezzature.

L’ingresso alla miniera è realizzato su 192 vecchi gradini di abete dall’inizio dello sfruttamento, mineralizzati dalla salamoia penetrata nel bosco, disposti a spirale che circondano il pozzo principale di accesso e di aerazione. La temperatura nel sottosuolo è constante di circa 10°C. 

Il Museo del Sale – si trova nell’edificio amministrativo e contiene strumenti, mappe, fotografie, minerali vari, cultura archeologica. 

La cappella cattolica romana di S. Varvara – situata alla fine delle scale con 192 gradini, a una profondità di 21 metri. La cappella, la prima del suo genere allestita in una miniera di sale in Romania, fu inaugurata nel 1806 su iniziativa del sacerdote polacco Jakub Bogdanowicz che voleva che i minatori cattolici avessero un posto dove pregare prima e dopo aver terminato il turno (in località a quell’epoca non essendo una chiesa cattolica). Inizialmente era rivestita di legno, che fu rimosso nel 1904. Santa Varvara è la santa protettrice dei minatori. La cappella dispone di: altare, icone, lampadario, pulpito e balcone per il coro. L’altare e il pulpito sono stati scolpiti nel sale. La cappella ha 25 m di lunghezza, 9 m di larghezza e 7 m di altezza. Le pareti sono rettangolari, e sulla destra è presente un’icona raffigurante Santa Varvara. C’era una volta la Santa Messa quotidiana sotterranea, alla presenza di minatori cattolici, greco-cattolici e ortodossi. Attualmente, il 4 dicembre di ogni anno, i sacerdoti delle 3 religioni scendono in cappella per celebrare un Tedeum, e i bambini presentano un programma artistico in costumi popolari delle 3 etnie e in 3 lingue. 

+ Cappella Ortodossa – situata a una profondità di 35 metri, dove si snoda Orizzonte I. In quest’area, la galleria scavata direttamente nella salina è molto più ampia e presenta bassorilievi scavati nella roccia salata, con temi religiosi, opera recente di alcuni scultori della zona, alcuni dopo modelli simili alla Salina di Wieliczka vicino a Cracovia. A destra della cappella si trova l’icona di San Daniele l’Eremita.

+ Lago salato – è una sistemazione artificiale scavata a mano dai minatori a una profondità di 35 metri. Le dimensioni del lago sono 10 x 6 m.

+ Sala da ballo – chiamata anche “Sala dell’Ing. Agripa Popescu” (dal nome del primo direttore generale dell’Autorità dei Monopoli di Stato) – situata a una profondità di 37 m, ha dimensioni relativamente grandi: 24x12x12 m, e alle estremità presenta tre balconi scavati nel sale. Qui venivano organizzati balli, raduni festivi.

A Cacica ci sono 3 chiese, ognuna per una comunità cristiana di rito diverso: a prima fu quella greco cattolica costruita nel 1865, segui quella ortodossa, di San Giovanni il Nuovo del 1892-1896, e l’ultima romano cattolica, del 1904.  

La chiesa romano cattolica, in stile neogotico, è un centro di pellegrinaggio mariano in quanto fu portata qui nel 1809 una copia dell’icona miracolosa della Vergine nera di Czestochowa. La prima chiesa dei cattolici polacchi fu la chiesa Santa Varvara a 21 m di profondità, nella miniera. Nel 2000 ricevete il titolo di Basilica Minore da Papa Giovanni Paolo II.  Qui le messe si fanno in romeno, polacco, magiaro e tedesco. 

La chiesa greco cattolica è la chiesa della comunità ucraina arrivata in Bucovina insieme alla comunità polacca nel 1785, per lavorare in miniera.