Mănăstirea Dragomirna

Regione

Bucovina

Monastero Dragomirna
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Monastero Dragomirna

Presso la sua tenuta di Dragomirna, vicino a Suceava, Anastasie Crimca, fece costruire nel 1602 una chiesetta detta “dell’eremo” oggi rimasta nel cimitero della comunità. Dal 1608 diventato metropolitana della Moldavia, il letterato Crimca, insieme ai nobili Lupu e Simion Stroici, costruirono nel 1609 la grande chiesa del monastero, in riva al lago.

Le peculiarità della Chiesa sono le sue proporzioni. La chiesa è incredibilmente alta, 42 m, rispetto la sua larghezza di soli 9,6 m, essendo la più alta della Moldavia, il che le conferisce snellezza e un’eleganza fuori dal comune. 

Le mura sono alte 15 m con torri quadrate agli angoli e una torre campanaria all’ingresso con decorazioni floreali in pietra e lo stemma della Moldavia, costruita dal principe regnante Miron Barnovschi nel 1627, periodo in cui la Moldavia veniva spesso attaccata dai turchi e tartari. Si conserva tuttora la Casa principesca con la sala da pranzo.

La pianta dell’edificio è rettangolare, allungata, con un’unica abside poligonale a ovest. La chiesa è cinta a metà altezza, con una fascia ritorta (fune intrecciata a tre, di origine valacca, simbolo dell’unità di etnia e di fede). 

Le finestre gotiche portano lo sguardo verso la torre adornata di motivi geometrici, vegetali, intagli esotici in pietra, d’ispirazione caucasica, che trovano similitudine con la chiesa armena Hagigadar di Suceava e più brillantemente a Iasi, con la chiesa Tre Gerarchi / Trei Ierarhi. 

Il carattere monumentale impressiona anche all’interno, dove troviamo nervature di pietra intrecciate, rosoni, scudi araldici. Il pavimento s’innalza progressivamente con sette gradini, fino all’altare creando un’inconsueta dinamica degli spazi. 

Dragomirna non ha una stanza delle tombe. Nel loggiato ci sono varie semplici pietre tombali ma la più antica reca una scritta in greco alla memoria dell’architetto Epicrates realizzata nel secolo II – I a.C. in una città sconosciuta sul Mar nero e si dice che coprirebbe la tomba del mastro Dima, presupposto costruttore. La lapide bianca funeraria, che si trova nel pronao, senza scritte, copre probabilmente la cripta del fondatore, morto nel 1629. 

All’interno, la pittura fu eseguita da pittori locali e si concentra nella navata principale, riuscendo a fare un insieme unitario, con elementi di paesaggio, ben armonizzati dal punto di vista cromatico.

L’iconostasi del 1613 è in legno dorato e fu portato qui, nel 1793, dal monastero Solca.

Il museo del monastero custodisce soprattutto manoscritti della scuola di miniaturisti fondata dal metropolita Anastasie Crimca, “la Scuola di Dragomirna”. Il metropolita stesso era un’artista per vocazione, calligrafo di diversi manoscritti.  Qui si conservano 7 manoscritti realizzati all’epoca. Vi si trovano oggetti di culto, ricami, coperte per i vasi liturgici dei secoli XVI-XVII, come la croce in legno di cedro imbracata in argento dorato (1624), un epitaffio ricamato con fili di oro e argento (1598). I libri presenti nella sala gotica sono del XVII secolo. Purtroppo tanti degli oggetti del monastero sono ancora nelle biblioteche di Bucarest, San Pietroburgo, Mosca, Lvov/Leopoli, Viena e Dresda.

L’epitaffio è usato nel rito bizantino, durante gli ultimi giorni della Settimana Santa nei servizi che evocano la morte e la risurrezione di Cristo. i servizi del Venerdì Santo e per tutta la durata della Pasqua. L’epitaffio esiste in forma dipinta o ricamata su stoffa/broccato, come mosaico sulle pareti della chiesa, sull’iconostasi o sui pannelli di legno. Rappresenta il corpo di Cristo dopo la sua deposizione dalla croce, sdraiato, pronto per essere deposto nel sepolcro. Così appare, a esempio, nella più antica icona ricamata di questo tipo (Venezia, 1200 d.C. circa). L’equivalente di questo tema nell’iconografia occidentale è “l’unzione di Cristo con mirra”, o il Compianto (composto da più personaggi) o Pietà, in cui è rappresentata solo la Madre di Dio che tiene il corpo morto di Cristo tra le braccia. L’epitaffio viene sistemato su un apposito tavolo (spesso addobbato a questo scopo), che rappresenta la tomba di Cristo, con un Vangelo sopra. 

Dal 1960 diventa monastero di monache.  Tra gli anni 1965 e 1976 vengono eseguiti ampi lavori di restauro.