Regione

Moldavia

Città

Iași

Monastero Golia
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Monastero Golia

Risale all’inizio del XVI secolo, rifatto poi dal principe della Moldova, Vasile Lupu, tra 1650-1653. Fu costruito in stile tardo-rinascimentale, fortificato e circondato da roseti. Le mura del monastero e la torre alta di 30 m (120 gradini) all’ingresso, proteggono la chiesa del XVII secolo, nota per i suoi vivaci affreschi bizantini e i portali finemente intagliati. I bastioni della cinta muraria furono aggiunti nel 1667. Torre campanaria è l’unica in Romania ad avere un terrazzo panoramico. Ha funzionato anche come torre di avvistamento contro gli incendi. Dal 1807 ha cominciato a funzionare la prima fontana con acqua gratuita della città. L’acqua era presa dalle sorgenti fuori città e portata dentro il monastero con dei tubi in ceramica. Qui l’acqua sgorgava dalla testa di un leone che si trova adesso esposto nella torre. Fino al 1834 è stata la più grande chiesa della Moldavia, prima della costruzione della chiesa metropolitana. Il complesso fu più volte danneggiato dagli incendi oppure da attacchi militari, durante i secoli, e chiuso tra il 1900 e il 1947. Qui furono organizzati anche due matrimoni principeschi nel 1963 e 1696. Ottenne nuovamente lo status di monastero nel 1992.

Qui vi abitò, insieme alla famiglia (la moglie Ileana e il figlio Constantin), tra  il 1866 e 1871, l’amato scrittore Ion Creanga (1837-1889), essendo all’epoca diacono a Golia  e istitutore alla cattedrale Tre Gerarchi. Solo che o perché aveva criticando i superiori o perché aveva sparato alle cornacchie sul tetto del monastero e rotto un vetro dell’altare o perché sua moglie scappo con un frate ortodosso greco, la chiesa lo rinnego e lo mandò via. Creanga, visse con suo figlio Constantin, scrisse i suoi racconti sull’infanzia e morì il 31 dicembre 1889, in una casetta a tre stanze, ricoperta con canne, soprannominata da lui “Bojdeuca”, che dal 15 aprile 1918 diventò il primo museo – casa memoriale della Romania.

Nel 2011 il monastero trasformò la camera dove dormiva con la famiglia, in museo. L’edificio dove dormivano i diaconi nel XIX secolo funzionava come tesoreria. Qui si raccoglievano merci e soldi provenienti dalle chiese dedicate al Monte Athos, dove venivano in seguito inviati.