Monastero Putna
Nel 1966, con l’appoggio dell’Unesco, fu celebrato in tutto il mondo l’anniversario per i 500 anni dalla fondazione del monastero Putna a 28 km a nord ovest di Radauti. Nel 2004 furono celebrati 500 anni dalla morte di Stefan cel Mare si Sfant (Stefano il Grande e Santo), cerimonia organizzata a livello governativo. Putna era chiamato dal famoso poeta romeno, Mihai Eminescu, la Gerusalemme dei romeni. E’ consacrata alla Vergine con giorno di commemorazione e pellegrinaggio il 15 agosto.
La prima fondazione, del principe, destinata a essere luogo di eterno riposo per lui e la sua famiglia, il monastero di Putna, fu eretto, secondo la leggenda, per celebrare la conquista della fortezza di Chilia, sul Danubio inferiore, contro la guarnigione mista valacco-ungherese.
Il principe salì in cima alla collina che domina il villaggio di Putna e scaglio tre frecce. Il luogo, nella valle sottostante, in cui cade la prima freccia divenne il sito del pozzo sacro del monastero, la seconda freccia decise la posizione dell’altare e la terza decreto, l’ubicazione della torre campanaria.
La costruzione risale agli anni 1466-1469 ma fu ultimata nel 1481. La chiesa ha subito due incendi, nel 1484 e nel 1536, dopo la sua ricostruzione.
I lavori di ricostruzione furono cominciati dal principe Vasile Lupu nel 1653, ma finiti dai principi Gheorghe Stefan ed Eustachie Dabija nel 1662. Il complesso fu nuovamente ristrutturato dal metropolita Iacov Putneanu nel 1760 e più tardi, nel 1902, dall’architetto Romstorfer. Gli ultimi restauri sono del 1965 e 1975.
Dal periodo di Stefan cel Mare si conserva solo la Torre del Tesoro, del 1481.
Sul lato meridionale si trova la Casa principesca costruita tra 1981-1988 sulle fondamenta della precedente fatta demolire dagli asburgici.
La chiesa conserva pochi elementi originali. È composta da loggiato chiuso, pronao, camera tombale, navata e altare.
La chiesa ricostruita nel 1653 non è stata più affrescata. Nel 1972 è stata accettata dal metropolita Iustin Moisescu la proposta di affrescare la chiesa. I lavori sono cominciati nel 2001 e finiti nel 2010.
La tomba del principe Stefan cel mare, nella stanza delle tombe, si trova sotto un baldacchino di marmo bianco, la migliore creazione del genere, è coperta da una lapide in marmo di Carrara sulla quale le foglie di quercia intagliate s’intrecciano con lo stemma della Moldavia. Vicino alla tomba del principe c’è la tomba della terza moglie, Maria Voichita, la figlia di Radu il bello/Radu cel Frumos, il fratello di Vlad l’Impalatore/Vlad Tepes, meglio conosciuto come Dracula. Anche la sua pietra tombale è riccamente decorata con motivi floreali orientalizzati. Non riporta la data della morte. Di fronte si trova quella della seconda moglie, Maria di Mangop, di origine greca. Anche questa pietra è lavorata. Accanto ci sono le tombe di Bogdan e Petru, figli di Stefano e Maria di Mangop, morti in giovane età. Altre tombe lavorate sono quelle del principe Bogdan il Cieco e di sua sorella, Maria Cneajna. Lungo l’altro lato si trova la tomba di Maria, la moglie del principe Petru Rares. Accanto c’è la tomba di Stefanita Voda, un altro figlio di Stefano. Nel loggiato c’è la tomba del metropolita Teoctist, quello che ha fatto l’unzione come principe di Stefano alla sua incoronazione a Suceava. Acanto che la tomba di Iacob Putneanu, quello che rifece la chiesa dopo il terremoto del 1739. Accanto a Iacob la tomba dei suoi genitori che a un’età avanzata hanno preso i voti da monaco e suora.
Nell’edificio dietro il monastero si trova il museo, dove è esposta una ricca collezione di tesori provenienti dal monastero, dalle cripte e dalle regioni circostanti, che comprende diversi manoscritti medievali (1484-1510), tra cui la copia della sacra bibbia che Stefan cel mare portava con sé in battaglia, rilegature in argento, un incensiere con lo stemma della Moldavia (1470), oggetti in legno, varie coperture tombali tra cui anche quello di Stefano. Nel museo di trova la coperta della pietra tombale di Maria di Mangop, ricamato nel 1477, a grandezza naturale, il più antico ritratto ricamato dell’arte moldava. La più vecchia storia scritta del monastero risale al 1761.
Fuori dalla chiesa ci sono tre campane con iscrizioni in slavo liturgico. La più grande delle tre campane, la campana Buga risale al 1484 (1565 kg) e si dice che veniva usata esclusivamente per lanciare la morte dei reali o per tristi eventi. Buga significa in lingua slava liturgica, toro oppure voce di tuono. Ci sono ancora Blagovistnicul (1490) in bronzo con un peso di 318 kg, e Userul (1530) in bronzo con un peso di 1150 kg. Se le prime due sono state donate dal principe Stefan, il terzo è stato donato al monastero dal principe Petru Rares, il figlio di Stefano. Blagovistnicul significa “L’araldo del bene” o “l’ambasciatore della gioia”. Invece il terzo, “l’usciere” annunciava i visitatori importanti arrivati al monastero.
Nella torre d’ingresso sono conservati oggetti che ricordano le celebrazioni in occasione del compimento di 400 anni dalla consacrazione del monastero (1871) alle quali parteciparono tra altri Mihai Eminescu (poeta) e Ciprian Porumbescu (musicista).
Bucovina