SAREMO AL TTG - RIMINI dal 8 al 10 Ottobre WE WILL BE AT TTG - RIMINI FROM 8TH TO 10TH OCTOBER

Regione

Maramures

Chiesa Poienile Izei/le Radure di Iza
Weather icon

Consiglio COVID-19: si prega di seguire i consigli del governo e controllare gli orari di apertura delle attività prima del viaggio. Scopri di più

Chiesa Poienile Izei/le Radure di Iza

La chiesa dedicata a Santa Parasceve fu costruita nel 1632 dalla comunità del villaggio che si trova nel bacino idrografico del fiume Iza.

La chiesa ha una pianta rettangolare con portico a ovest e un’abside rettangolare per l’altare. È illuminata da finestre disposte su due livelli, presenta un tetto doppio e un campanile sul nartece, con il belvedere sporgente, aperto, con archi su pilastri e un tetto alto piramidale. 

In alto, appena sotto la croce, c’è una mezzaluna di metallo, che si dice sia stata collocata in modo che la chiesa non fosse distrutta dagli invasori tartari e turchi. È noto che nella loro incursione in Maramures, nel 1717, i Tartari appiccarono il fuoco a tutte le comunità della Valle d’Iza con le loro chiese e case e presero molti schiavi, salvandosi solo alla chiesa di Ieud, datata 1364, e quella di Poienile Izei, protetta dalla mezzaluna islamica.

Gli affreschi, realizzati nel 1785, da Radu Munteanu continuati nel 1794 da un pittore locale, sono interessanti per lo stile eclettico, abbinando agli elementi d’iconografia tradizionale, elementi specifici dell’epoca. 

Il programma iconografico è, in generale, quello caratteristico delle chiese del Maramures. Sulla volta dell’altare è rappresentato lo Spirito Santo sotto forma di una colomba. I santi sono rappresentati nel primo registro superiore. Nel registro inferiore, nella parete meridionale, c’è la visione di San Pietro d’Alessandria al quale, durante la Santa Messa, sulla Sacra Tavola, si mostrò Gesù con la veste strappata. Seguono i santi Gerarchi dipinti in piedi.

Nella parte orientale è rappresentata la Santissima Trinità, e sotto di essa, nel registro inferiore, l’Annunciazione. A sinistra è rappresentato “Gesù – la Vite” e un citato. La scena successiva è quella della comunione di San Onofrio, che in pentimento, visse in digiuno e preghiera nel deserto, fu consacrato dagli angeli. Una scena particolare è quella sulla parete est, all’interno dell’altare, che rappresenta in stile rinascimentale, occidentale, l’incoronazione della Madre di Dio, che ha il Sole e le stelle sopra la testa, e ai piedi la Luna e la Terra circondate da un serpente.

Durante i restauri del 1962 fu trovato nel tavolo dell’altare un documento antico del 1632. 

La navata è separata dall’altare dall’iconostasi. Nella chiesa fu previsto in fase di costruzione un tramezzo, sul quale furono dipinte tutte le scene canoniche. In alto la Crocifissione è circondata dalle icone della Madre di Dio e di San Giovanni Battista. Nel primo registro superiore sono dipinti i profeti, che circondano la Madre di Dio, poi il registro degli Apostoli, che accerchia l’icona Diesis.

Sulla volta della navata è rappresentata la Santissima Trinità d’influenza occidentale, tra teste di angeli, stelle e fiori. Ai piedi della volta, agli estremi, sono dipinti gli evangelisti, e tra loro, i primi capitoli della “Genesi”, con i primi peccati umani: La tentazione del serpente, Caino uccide Abele, Adamo ed Eva lavorando sulla terra e Lamech che uccide Caino. I registri superiori delle pareti della navata sono dedicati alla Passione (18 episodi). Nonostante la conservazione di alcune caratteristiche dell’iconografia tradizionale, i disegni sono, nella maggior parte dei casi, influenzati dal realismo delle rappresentazioni occidentali, con un’enfasi sulla veridicità e la crudeltà dei gesti: con la corona di spine, Gesù, pieno di ferite sanguinanti, fu sputato e schiaffeggiato, e lungo la Via Crucis, piegato sotto il peso della croce fu spinto da un soldato con una forca.

Il terzo registro delle pareti della navata è dedicato alle scene di guarigione (del magro, del cieco), alle parabole (del ricco spietato) e a un tema del ciclo post-resurrezione (l’incredulità di Tommaso) che illustra le domeniche tra Pasqua e Pentecoste. Sempre nel registro inferiore sono illustrati episodi della vita di alcuni santi: la lotta di Nestore con il vandalo di nome Lyaeus, il favorito dell’imperatore Massimiano, l’ascensione di Sant’Elia e Sant’Antonio tentato dai demoni.

La pittura del nartece è quasi interamente dedicata al Giudizio Universale e ad alcuni temi correlati: La Parabola delle Vergini, con significato escatologico, la Risurrezione di Gesù e la Samaritana al pozzo, come simboli di speranza nella vita eterna. Sulla parete est c’è la Madre di Dio circondata dai profeti.

Il Giudizio Universale si svolge sulle pareti ovest, sud e nord. Al centro c’è Gesù Pantocratore, accompagnato dagli apostoli; in basso, a sinistra, inizia il “fuoco dell’inferno”, che prosegue, allargandosi, sulla parete nord; a destra ci sono gli angeli che suonano le trombe o portano le anime tra le braccia. Poco più in basso, due rappresentazioni circolari illustrano, una, i quattro venti scatenati e gli animali che restituiscono corpi umani per il giudizio, e l’altra, la risurrezione dei morti. Sulle pareti nord e sud si trovano i gruppi dei giusti (imperatori, patriarchi, eremiti, monaci e martiri) e le nazioni dei peccatori, in costumi pittoreschi (ebrei, turchi, tartari, arabi e zingari), diretti verso il giudizio. L’inferno descritto in dettaglio si estende fino al centro del muro settentrionale, dove appare la testa del mostro marino Leviatano, con la bocca spalancata, da cui eruttano le fiamme. Si nota il “bugiardo impiccato per la lingua”, colui che ha incantato le vacche.

Nella prima metà dell’Ottocento fu aggiunto il portico e alla fine dello stesso secolo furono realizzate le finestre rettangolari tra la navata e il nartece.

Il patrimonio della chiesa è ricco, costituito da campane, icone, libri e oggetti di culto.

Nella torre campanaria sono collocate tre campane armonizzate, che hanno un suono speciale: la piccola di 15 kg è del XIII secolo, la media di 30 kg, su cui è scritto “Poienile lui Ilies, 1673″ e la più grande di 37 kg, con l’iscrizione “Saieu-Poiana, 1673”. Ci sono varie icone lignee, quelle reali dell’altare, dodici per le feste e cinque grandi, che rappresentano Gesù Cristo, la Madre di Dio e San Demetrio e altri santi. L’icona del Santo Grande Martire Demetrio è una delle icone più antiche della storica Maramures. Ci sono diverse icone su vetro, valori del patrimonio della chiesa, che rappresentano busti di santi, tra cui l’icona di San Nicola, realizzata in vetro lavorato a mano.

È una delle chiese di legno più belle e ben conservate del Maramures, che illustra l’evoluzione temporale del tipo di chiesa lignea, tipica della zona. L’abside rettangolare dell’altare è del XVII secolo, essendo una delle poche chiese lignee che conserva ancora questo tipo di abside così come il tetto a doppia falda, tipico del Settecento.