Monastero Bistrița
Il monastero fu fondato dai governatori di Craiova tra il 1492-1494. La prima attestazione si trova in un documento firmato dal principe regnante Vlad il Monaco/ Vlad Calugarul (1481; 1482-1495), del 1494. Vlad Calugarul era il fratello più piccolo di Vlad Tepes/Vlad l’Impalatore ovvero Dracula.
Fu costruito sulla riva destra del fiume Bistrita che nella lingua slava, “bistro” significa “rapido”. In Romania ci sono vari monasteri e fiumi che si chiamano Bistrita.
La zona era abitata già dal 650 a.C., così come risulta dalle scoperte archeologiche. Durante la costruzione delle scuderie della scuola di sottoufficiali che aveva occupato il monastero, prima della Prima guerra mondiale, sono stati rinvenuti resti di una necropoli Hallstattiana del 450 a.C. Nelle vicinanze si trovava la capitale dello stato daco di Burebista, a Buridava. Probabilmente le pietre degli antichi insediamenti daci sono state usate per la costruzione dei monasteri Bistrita e Arnota.
Il monastero fu raso al suolo da Mihnea il Cattivo/Mihnea cel Rau, il figlio di Vlad, nel 1509, che si trovava in conflitto con i governatori di Craiova. Fu rifatto dai nobili Craiovesti con il supporto del principe regnante Neagoe Basarab tra gli anni 1515 – 1519.
Nel 1497 sono state portate qui le reliquie di San Gregorio Decapolita, venerato dalle chiese cristiane, ortodossa e cattolica, il 20 novembre, morto a Costantinopoli nell’842. Il governatore di Craiova doveva pagare a un turco, il peso delle reliquie, in oro. Per miracolo le reliquie sono diventate molto leggere quando il nobile mise sulla bilancia le sue monete. Il turco esclamo “vedi, un cristiano vuole andare sempre da un altro cristiano”. Dopo l’acquisto, il monastero diventa il secondo come importanza in Valacchia, dopo Curtea de Arges dove si trovano le reliquie di Santa Filofteia, portate dal principe regnante Alexandru Nicolae Basarab (1352-1364). Il monastero ha acquisito la medesima importanza come il monastero di Neamt in Moldavia, diventando un modello per gli altri monasteri.
Nel 1656 il principe regnante della Valacchia Constatin Serban (1654-1658; 1660), che fu per due volte anche principe regnante in Moldavia, donò insieme alla sua principessa Balasa, un’urna lavorata in argento per custodire delle reliquie. Nel 1763 quando un’epidemia di peste decimava gli abitanti di Bucarest l’urna con le reliquie del santo Grigorie D. fu portata a Bucarest e posata davanti la chiesa metropolitana. Sembra che abbia fatto un miracolo salvando la vita degli abitanti di Bucarest.
Nel 1710 il “vornic” (alto grado alla corte principesca con attribuzioni giudiziarie, affari interni e la raccolta delle imposte) Serban Cantacuzino Magureanu insieme a sua moglie Andreiana, fecero costruire il colonato della “bolnita” (cappella per il cimitero) dove si trova un bell’affresco che rappresenta i due benefattori, Andreiana in posizione di lutto e Serban in rappresentazione postuma. Serban Cantacuzino Magureanu, uno stretto collaboratore di suo cugino, il principe regnate Constantin Brancoveanu, morto nel 1709, aveva ordinato per volontà del principe Brancoveanu molti oggetti in argento di grande pregio presso gli atelier di oreficeria veneti.
Nello stesso periodo il monastero riceve la visita del patriarca di Antiochia Macario III, accompagnato dall’arcidiacono Paolo d’Aleppo, un instancabile viaggiatore che ha descritto i suoi viaggi in Oriente, nei suoi racconti.
Il principe regnante della Valacchia, Constantin Brancoveanu (1688-1714) restauro il monastero e confermo le sue proprietà.
Il monastero è famoso anche per la prima tipografia della Valacchia che ha funzionato qui nel 1508, stampando il Vangelo in lingua slava liturgica/slavone, primo libro stampato su territorio romeno. La Valacchia fu il primo stato del Sud-Est europeo che utilizzo l’invenzione di Gutenberg.
Al 1573 risale il primo documento religioso scritto in lingua romena.
Il monastero ha avuto anche un ruolo importante negli eventi politici e culturali. Nel 1600 ha dato rifugio all’esercito del principe regnante Michele il Bravo.
Dalla fine del XVII secolo fino ai primi anni del XVIII secolo, il monastero arriva ad avere l’importanza di una “lavra”, cioè luogo di pellegrinaggio e ritiro spirituale, testimoni essendo i vari eremi fondati nelle vicinanze.
Il monastero fu attaccato e depredato dei suoi beni durante la guerra russo-turca (1787-1792), dai turchi arrivati in Valacchia per punire i rivoluzionari di Tudor Vladimirescu (1821), il padre superiore essendo un sostenitore dei rivoluzionari. A queste sciagure si sono aggiunti i danni causati dal terremoto del 1838.
Il monastero fu restaurato nel 1846 e 1855. La chiesa è stata nuovamente consacrata con la dedicazione al giorno della Dormizione della Vergine.
Nel 1850 la pittura interna fu rifatta da Nicolae Tattarescu, importante pittore romeno.
Nel 1859 il monastero ricevete la visita del principe regnante Alexandru Ioan Cuza (1859) e del letterato, scrittore, archeologo e nonché politico, Alexandru Odobescu per effettuare l’inventario del patrimonio del monastero. Tutti gli oggetto di valore furono prelevati e le proprietà dei terreni secolarizzate.
Il Re Carlo I (1866-1914) visitando il monastero nel 1867 decise di trasformarlo in residenza estiva e nel 1878 si è discusso anche della soppressione del monastero ma fortunatamente nel 1881 si decide il restauro solo che nel 1883 s’installerà qui la Scuola di Sottoufficiali, gli ultimi monaci essendo trasferiti al monastero di Polovragi.
Per effetto del decreto comunista del 1959 il monastero fu ufficialmente soppresso. Fu nuovamente rimesso in funzione nel 1983 quando cominciano altri restauri e iniziano l’attività degli atelier di pittura, scultura e ricami.
Presso il Museo delle Belle Arti – Galleria Arte antica romena, a Bucarest si trova un soprabito molto prezioso, in broccato rosso italiano, lavorato con filo d’oro, del XV secolo (all’epoca il valore del “caftan” raggiungeva il valore di una proprietà latifondiaria importante) e un “chivot” del XVI secolo, una miniatura di una chiesa in argento, dorato con parti smaltate, di grande valore. Altri oggetti religiosi antichi si trovano nel museo del monastero.